TITOLO ORIGINALE: Final Destination
REGISTA: James Wong
ANNO DI USCITA: 2000
DURATA: 94’
PAESE: USA/Canada
VOTO: 65
Giunge
l’ora di un’altra saga che ha caratterizzato l’horror, o comunque un suo
parente, nel primo decennio del nuovo millennio. Final Destination va preso per quello che è: un divertissement
ironico e con qualche riflessione non necessariamente banale. La mia
impressione è però che visto il primo si sia visto tutto.
Un’allegra scolaresca di diciassettenni americani è in procinto di partire per una gita primaverile a Parigi, ma pochi istanti prima del decollo Alex sogna un incidente aereo che causerà la morte di tutti. Allarmato, inizia ad urlare affermando che è necessario scendere subito per evitare il disastro, ma saranno in pochi a seguirlo. Chiaramente, pochi minuti dopo l’aereo decolla ed esplode poco dopo essersi staccato da terra, provocando la morte di tutti i passeggeri.
I momenti migliori del film sono alcuni pensieri
sui disegni del destino e le sequenze precedenti alle morti, divertenti e
ironiche. Ciò che invece funziona molto meno sono i dialoghi e il coinvolgimento
della polizia, prossimo al patetico, oltre che alcuni atteggiamenti di Alex che
finisce per essere un tantino insopportabile nel ruolo da santone che si
ritaglia nella seconda parte. Come divertissement, però, l’effetto è garantito.
Un’allegra scolaresca di diciassettenni americani è in procinto di partire per una gita primaverile a Parigi, ma pochi istanti prima del decollo Alex sogna un incidente aereo che causerà la morte di tutti. Allarmato, inizia ad urlare affermando che è necessario scendere subito per evitare il disastro, ma saranno in pochi a seguirlo. Chiaramente, pochi minuti dopo l’aereo decolla ed esplode poco dopo essersi staccato da terra, provocando la morte di tutti i passeggeri.
Il
periodo successivo non è facile per Alex, che da molti viene temuto se non
addirittura odiato. La sua reputazione e la sua posizione legale non fa che
peggiorare quando per due volte si trova sui luoghi in cui muoiono due dei superstiti
che avevano abbandonato l’aereo assieme a lui in quel tragico giorno. La realtà
è diversa, poiché Alex non è responsabile di quegli eventi, ma vi è coinvolto
per via di qualche indizio, di una visione o di una semplice intuizione, che
finiranno per fargli elaborare la teoria che sta alla base dell’intera saga.
Tutti
abbiamo un destino e per tutti noi è previsto il modo e l’ora in cui moriremo.
Nel caso in cui per qualche fortuito caso qualcuno riuscisse a scampare al
momento fatale, la morte troverebbe un modo alternativo per prendersi il
malcapitato, che rimane quindi segnato. Ed è questo quindi il moto della
vicenda: gli scampati al disastro aereo non possono continuare a vivere, dato
che la loro morte era scritta e sarebbe dovuta avvenire in quell’incidente. Per
loro il momento è solo stato procrastinato da cause esterne, nel caso specifico
la visione di Alex, ma non potrà tardare molto, nonostante gli estremi
tentativi di mettersi in salvo e di proteggersi a vicenda.
Le
morti violente ed originali sono uno dei trademark del film, e la migliore a
parere di chi scrive rimane la prima, che incarnava in tutto e per tutto
l’estremo fatalismo e la caccia spietata che la morte opera nei confronti della
vittima predestinata. Le successive invece, sebbene siano curiose e
“simpatiche”, sono penalizzate dall’essere degli incidenti, che per quanto
spettacolari o eccessivi tali rimangono. La caratterizzazione della morte,
elemento immateriale ma allo stesso tempo immanente, sarebbe stata più efficace
qualora avesse mantenuto quegli elementi di spietata cacciatrice.
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