TITOLO ORIGINALE: La Chiesa
REGISTA: Michele Soavi
ANNO DI USCITA: 1989
DURATA: 98’
PAESE: Italia
VOTO: 70
L’urlo presente nella locandina è
chiaro: Dario Argento, dall’alto
della sua innegabile esperienza ed anche del ruolo di guida dell’intero
movimento horror italiano ottantiano, aveva battezzato Michele Soavi, se non come suo erede, quantomeno come cavallo di
razza sul quale puntare le speranze di un genere che dimostrava segni di
cedimento in termini quantitativi e di interesse del pubblico. E così, da
quello che avrebbe dovuto essere il terzo episodio di Dèmoni di Lamberto Bava,
nacque La Chiesa, con l’aggiunta,
voluta dallo stesso Soavi, del
prologo medievale.
Il succitato prologo ci getta nel
pieno delle superstizioni medievali relative alla stregoneria ed al contagio
che da esso si riteneva fosse portato. Un gruppo di cavalieri teutonici uccide
in una caverna delle fantomatiche streghe, le calpestanti, e successivamente
passa a fil di spada un intero villaggio, ritenuto contagiato dal morbo, ma
forse più semplicemente colpito da un’epidemia di peste. I morti vengono
gettati in una fossa comune e ricoperti di terra, calce viva ed una grossa
croce di legno, mentre un prete comanda che a sigillo di quella fossa di dèmoni
sia eretta una chiesa.
L’azione si sposta nel presente,
all’interno di una cattedrale gotica frequentata da una serie di coloriti
personaggi. Un bibliotecario da poco assunto scopre una pergamena che fa
riferimento ad una pietra con sette occhi, che finisce per trovare nei
sotterranei della chiesa, al centro di una croce che lo spettatore conosce
bene. Rimuove la pietra e da quel punto in poi il film assume connotati
totalmente diversi, tra allucinazioni, visioni oniriche, sequenze mostrate allo
spettatore ma subito smentite, comportamenti a volte incomprensibili ed una
generale degenerazione verso la follia e la malvagità.
Quanto di tutto questo sia voluto
è impossibile stabilirlo, dal momento che la sceneggiatura si rivela sempre più
confusionaria e lo stesso soggetto perde qualche colpo non da poco. Per quale
motivo si diffonde una sorta di morbo quando viene scoperchiata la fossa? Un
morbo che per giunta chi contrae trasmette col contatto con altre persone. I
comportamenti diventano sempre più folli ed inspiegabili, e la vicenda inizia a
svolgersi nel chiuso della cattedrale poiché un antico sistema di sicurezza ha
sbarrato l’unica porta di accesso ed uscita. Tra uccisioni spettacolari e morti
violente, Soavi mette il suo zampino
nella caratterizzazione del film da un punto di vista estetico che piace e
convince, regalando una serie di sequenze ed immagini suggestive che mi hanno
fatto ricordare il motivo per cui, un bel po’ di anni fa, la pellicola tanto mi
impressionò. Come particolare, il regista sembrerebbe gettare la croce addosso
più ai cavalieri teutonici, vittime di una cieca superstizione, che non sulle
presunte streghe, dato che dopo l’apertura della fossa le visioni riguardano
proprio i cavalieri teutonici, in atteggiamenti minacciosi nei confronti di chi
ha modo di “vederli”.
Difetti di contenuto il film ne ha
a iosa, tra spiegazioni non date, irrazionalità assortite, ed uno sviluppo
della trama privo di alcune connessioni logiche. Tuttavia non è presente la
destrutturazione tipica, ad esempio del cinema argentiano: il tentativo di costruire una trama che affondi nel
passato c’é, a mancare è una buona gestione del tema. A dispetto di ciò, dal
punto di vista strettamente visivo il film offre parecchio, a partire da una
gran cura per la fotografia, per finire con un’ottima selezione di caratteri
che formeranno un gruppo colorito ed anch’esso inquietante: la ragazzina
ribelle, figlia del sacrestano, che fugge ogni notte per andare a ballare; il
sacrestano posseduto, la coppia di anziani un po’ svampiti che battibeccando
finiranno per regalare un momento di follia assoluta e di estrema visionarietà;
il vecchio pastore della cattedrale gotica. Ma soprattutto, il male, che qui
assurge a forma inafferrabile, che non può essere combattuta poiché ignoto ed incomprensibile.
0 commenti:
Posta un commento