TITOLO ORIGINALE: The Cabin In The Woods
REGISTA: Drew Goddard
ANNO DI USCITA: 2011
DURATA: 95’
PAESE: USA
VOTO: 75
L’urlo presente in locandina,
esultante nel presentare il primo film diretto dall’autore del noioso ed
inconcludente Cloverfield, non è che
servisse poi molto per aumentare la voglia di vedere Quella Casa Nel Bosco. Allo stesso tempo, una trama da slasher che
più classico non si può alimentava ulteriori dubbi. Nonostante ciò, un titolo
italiano volutamente retrò e qualche parere molto positivo mi hanno convinto ad
abbandonare la nicchia delle chicche e dei dvd disperati, per avventurarmi nel
fantastico mondo delle sale cinematografiche, privilegio che ormai concedo
sempre più di rado.
Il film parte in maniera talmente carica di cliché da strappare più di un sorriso: la ragazza in mutande, la zoccolona da competizione, il fusto, il fumato e l’intellettuale educato e gentile rappresentano il gruppo perfetto per uno slasher movie, specialmente se tanto per cambiare decidono di andare a trascorrere il weekend in una casa, indovinate un po’, sperduta nei boschi. Hell yeah!
Il film parte in maniera talmente carica di cliché da strappare più di un sorriso: la ragazza in mutande, la zoccolona da competizione, il fusto, il fumato e l’intellettuale educato e gentile rappresentano il gruppo perfetto per uno slasher movie, specialmente se tanto per cambiare decidono di andare a trascorrere il weekend in una casa, indovinate un po’, sperduta nei boschi. Hell yeah!
Eppure qualcosa di “stonato” è
presente da subito, dato che la narrazione delle banali gesta dei ragazzi è
inframezzata con quella di alcune persone che in un grande laboratorio sono
intenti a lavorare a qualcosa di non molto chiaro. L’unica cosa che risalta da
subito è la competizione tra loro e i giapponesi, e il fatto che siano in
contatto con alcuni loschi individui che controllano i ragazzi. I quali, nel
frattempo, raggiungono la casa più orribile e sperduta che io ricordi. Quando
giungono, comincia a chiarirsi il ruolo delle persone nel laboratorio: una
serie di telecamere sono piazzate all’interno dell’abitazione e nelle immediate
vicinanze, ed hanno inoltre il pieno controllo su serrature e meccanismi
assortiti. Tra questi, mai dimenticherò la nebbia di feromoni.
Scesi nella cantina, i ragazzi
trovano vari curiosi oggetti, ma quello che li attrarrà maggiormente risulterà
essere il diario di una famiglia contadina vissuta all’inizio del 1900, e che
pare praticasse con una certa enfasi la tortura e la violenza. Leggendo una
frase in latino, gli zombi di tale famiglia ritornano in vita e si avventano
sulla casa, innescando la fase più puramente slasher dell’intero film.
Tuttavia, i tentativi di fuga ci saranno eccome, a differenza del solito, ma
tutti saranno bloccati dai “controllori”. Insomma, tutto farebbe pensare ad un
vero e proprio reality volto alla realizzazione di un horror movie, e già
questa sarebbe stata un’idea divertente ed in grado di elevare il film al di
sopra della media. Ma Goddard non si
ferma qui.
Infatti, da autentico e accanito
fan del cinema horror, dedica l’intera fase finale alle citazioni di valanghe di
mostruosità assortite, che vi lascio il piacere di scoprire da voi. Così
facendo, finisce per giocare con le regole e con i mostri sacri del genere,
omaggiandoli con passione e offrendo un affresco molto ben costruito, non
dimenticando nemmeno i padri letterari del diciannovesimo secolo. La festa di
sangue finale, comunque, è solo la ciliegina su una pellicola fresca e che
funziona benissimo. Certo, il grosso del film è composto da citazioni e da
regole straviste, ragion per cui mai si potrà urlare al capolavoro, ma di certo
è una delle variazioni più godibili e meglio riuscite che di recente si siano
viste sul grande schermo.
1 commenti:
Concordo appieno, ma sei stato stretto di manica, un otto ci stava tutto :) come ti ho già detto, adoro il modo in cui ha usato e stravolto i clichè classici... soprattutto la parte in cui hanno preso in giro il benzinaio bifolco quando era partito con la solita profezia enigmatica... "ma sono in vivavoce?" :D autoironia a palate per un genere che sa sempre scherzare sui propri difetti e che, per questo, è il mio preferito :)
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