Tratto da un romanzo di Jean Redon, Occhi Senza Volto narra la storia del dottor Génessier, la cui
figlia Christiane è rimasta sfigurata a causa di un incidente stradale avvenuto
proprio in compagnia del padre. Da quel momento in poi, il medico, consumato
dal senso di colpa ed in qualche misura anche dall’ambizione scientifica, si
immergerà con tutte le proprie forze nei tentativi per donare nuovamente alla
ragazza il suo volto originale.
A causa della pelle del volto
completamente mancante, Christiane è costretta a vivere segregata, ed il padre,
in seguito alla morte di una sua paziente, fa credere che la defunta sia
proprio sua figlia, in modo da poterla tenere protetta in casa e continuare a
cercare il sistema di risolvere la situazione. Aiutato da Louise, la sua
segretaria, interpretata dalla nostra
Alida
Valli, Génessier inizia a rapire delle giovani ragazze, ad asportare la
pelle dal loro viso ed a far perdere le tracce dei loro corpi. Dopodiché, tenta
di impiantare i tessuti sul volto della figlia, ma senza raccogliere
significativi successi. La ragazza è ormai demotivata e sconfortata, tanto da
implorare Louise di porre fine a quell’incubo e di aiutarla a morire. Non ce la
fa più a vivere in quel modo, con una maschera sul viso, col terrore di
specchiarsi, senza poter uscire, senza poter parlare e vedere quello che era il
suo fidanzato, e che ora la crede morta. Ma proprio da una telefonata al
ragazzo, che Christiane fa in un momento di sconforto assoluto solo per sentire
la sua voce, si innescherà il finale in cui le colpe del dottore verranno a
galla.
Dal ritmo solenne, classico ed
impostato, Occhi Senza Volto con
eleganza e senza troppi gingilli va a fondo della questione, dipingendo in
maniera solida due personaggi ben caratterizzati, padre e figlia, animati dagli
stessi desideri ma che provano a perseguirli in maniera assai differente.
Comprensibile è l’ostinazione dell’uomo, che dopo aver perso la moglie pochi
anni prima non sopporta l’idea di non poter garantire alla sua unica figlia una
vita felice: tali ragioni saranno perfettamente sufficienti per macchiarsi di
crimini ai danni di giovani ed innocenti ragazze. L’indagine riguardante le
sparizioni viene appena abbozzata, in quanto non centrale nelle dinamiche della
storia, ma è pungente al punto giusto per evidenziare la sufficienza e
superficialità che a volte alcuni detective dimostrano, non dando il giusto
peso alle testimonianze ed ai timori delle persone che a loro si rivolgono per
trovare aiuto.
Franju, qui alla sua opera migliore, dà prova di meritare
l’etichetta di maestro del realismo fantastico che si era guadagnato negli anni
precedenti con le sue opere. Il suo è un cinema raffinato, che non dà spazio a
volgarità o a dettagli cruenti, ma indaga a fondo nei personaggi per dar vita a
situazioni realistiche anche in presenza di forzature fantasiose. E ne esce
fuori un film caratterizzato da buon gusto, a modo suo e per la sua epoca
originale, ma che per alcuni potrebbe soffrire della patina dell’età e del
classicismo educato di cui è intriso.
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