TITOLO ORIGINALE: The Lords Of Salem
AUTORE: Rob Zombie, Brian K. Evenson
ANNO DI USCITA: 2013
PAGINE: 374
EDITORE: Newton Compton
PAESE: USA
VOTO: 75
La prima caratteristica che salta
all’occhio, sin dall’indice, è l’elevato numero di capitoli. Per un libro
costituito da meno di quattrocento pagine, abbiamo infatti la bellezza di
cinquantaquattro capitoli, che coprono la settimana da incubo vissuta da Heidi
Hawthorne. L’apertura è dedicata in realtà a un episodio avvenuto a Salem,
Massachusetts, nel 1692, in piena caccia alle streghe. Un gruppo di donne
dedite alla stregoneria squartano il ventre di una ragazza incinta e ne
estraggono il feto. Si accorgono subito che il neonato non è ciò che
attendevano, ma un semplice umano, e lo uccidono sacrificandolo a Satana, che
invocano nel corso di un rituale blasfemo. Nel mentre, un gruppo di uomini
costituito dal reverendo John Hawthorne, il giudice Samuel Mather e i fratelli
Magnus, una coppia di forzuti bifolchi, si mettono sulle loro tracce e le
colgono in flagrante, procedendo a catturarle e a processarle per direttissima,
condannandole a morte.
PAESE: USA
VOTO: 75
Dopo aver recensito l’omonimo film, ci occupiamo anche del romanzo partorito dall’eclettico e iperattivo Rob Zombie, scritto a quattro mani con B. K. Evenson. In sostanza, il libro è
una versione adeguatamente estesa del soggetto del film, che infatti segue
pedissequamente la trama qui narrata. Premesso che la vicenda è pressoché
identica a quella già discussa, gli aspetti più interessanti da valutare, al di
là dello stile di scrittura, sono le differenze e gli eventuali approfondimenti
che il romanzo ci offre.
Il prologo costringe lo spettatore
a calarsi in una realtà affascinante e maligna come quella della stregoneria,
nella sua epoca d’oro, se così possiamo definirla. Il taglio è da subito
realistico e descrittivo, senza lesinare i dettagli macabri, prediligendo un
certo gusto gotico che, al passaggio di testimone con la storia contemporanea
di Heidi, cederà il passo al barocchismo che permea anche il film. L’aspetto
che colpisce dello sviluppo della vicenda è l’approfondimento del personaggio
di Heidi, dapprima presentato nella sua quotidianità e via via calata in un
incubo che vive quasi da spettatrice, incapace di gestire e gestirsi, preda di
forze oscure che prendono pieno possesso della sua realtà e della sua vita. La
sottile ma importante differenza che è possibile riscontrare rispetto al film è
che vi è una maggiore attenzione alla descrizione di ciò che avviene non solo a
Heidi, ma anche ad altre donne di Salem, tutte condizionate dal disco dei Lords
of Salem: una canzone dissonante e ripetitiva che, inviata proprio a Heidi
presso la sede della radio dove lavora, finirà per provocare due delitti per
mano delle discendenti dei Magnus e del giudice Mather. Inutile dire che
l’altra prescelta sia proprio Heidi, discendente del reverendo Hawthorne.
Le streghe disegnano una vendetta
che travalica i secoli e che è fuori dal tempo. Non sappiamo perché decidano
di agire proprio oggi, non sappiamo per mezzo di chi o cosa operino. Entrano in
maniera subdola nella vita di Heidi, facendole perdere il contatto con la
realtà e rendendola protagonista di episodi blasfemi e agghiaccianti. In
particolare, nella mente rimane vivido il ricordo dell’ingresso nella chiesa
durante il rientro a casa, dopo il lavoro. Fa freddo e Heidi vede la porta
aperta, decidendo così di ripararsi un po’ prima di proseguire. L’interno della
chiesa è completamente buio, ma sente dei sussurri… lascio a voi la scoperta
del seguito. Peccato che la scena sia stata eliminata dal film, avrebbe potuto
avere una ottima resa estetica e tensiva.
Intorno a Heidi ruotano personaggi
che si ritagliano un ruolo più o meno importante. La realtà è che orbitano
attorno a lei e ricevono luce da lei, poiché l’approfondimento è prossimo allo
zero. Abbiamo il pedante studioso Francis Matthias, che sarà l’unico a scoprire
cosa sta accadendo realmente; il demodé Herman Jackson, che già una volta ha
aiutato Heidi ad uscire dal tunnel della tossicodipendenza e che vedendo i
comportamenti e l’aspetto della ragazza teme stia cadendo nuovamente nel
vortice; e Whitey, altro collega di radio impacciato e invaghito di lei. Lei è
affascinante, femminile anche nel suo essere in controtendenza e lontana da
ogni forma stereotipata dell’essere donna contemporaneo. E’ fragile, senza
forze di fronte a quello che le accade. E’ un percorso verso un destino
scritto, verso cui la accompagneranno Lacy, proprietaria di casa, e le sue
misteriose e strane sorelle. Un destino ineluttabile che vedrà la propria realizzazione
nel corso del concerto dei Lords, in una location decadente e con uno sviluppo
visionario, spettacolare e drammatico.
Lo stile è asciutto nelle forme
quanto barocco nei contenuti. Vivido, colorato, visionario, con pochi orpelli,
nessuna raffinatezza e poca propensione alla costruzione dei personaggi. Su
tutto e tutti si staglia la figura di Heidi, simbolo di debolezza, ma anche di
orgoglio, di voglia di reagire e ripartire, contro tutto. Il maligno pervade le
pagine del libro in maniera palpabile e implacabile, raggiungendo dei momenti
di notevolissima efficacia. Rispetto al film viviamo in maniera più chiara e
graduale la discesa nel vortice da incubo che inghiotte Heidi e ciò che la
circonda, comprendiamo meglio le motivazioni e viviamo degli extra che, per
motivi di durata e per scelte di sceneggiatura, mancano nel film. Il finale, in
particolare, risulta di spessore decisamente diverso, liberato dalla volgarità
delle immagini blasfeme e anticlericali del film, e maggiormente teso alla spettacolarità
della situazione. Le Streghe Di Salem, pur nella sua semplicità – quasi
piattezza – narrativa, raggiunge l’obiettivo di catturare sin dal prologo e di
attanagliare, in questo quasi eguagliando la grandezza della pellicola, vera e
propria ipnosi dalla quale si esce solo dopo i titoli di coda. Teso e con
grandi momenti di horror, ha ragione di esistere e si rivela una gradita
sorpresa, scacciando ogni dubbio sulla mossa commerciale volta a sfruttare
l’arrivo nei cinema del fratello su celloloide. E Rob, nella sua terza incarnazione – musicista, regista, ora
scrittore – convince ancora una volta.
2 commenti:
Lo sto finendo di leggere in questi giorni! Il film mi è piaciuto molto e, visto il prezzo ridotto, ho deciso di comprarmi subito il libro. Concordo con la recensione, lo stile è semplice e lineare ma proprio per questo coinvolge e scorre via senza impegno. Peccato che nel film sia stata omessa tutto il prologo letterario, perché sarebbe stato uno spettacolo veramente micidiale!
Lo sto leggendo anche io in questi giorni. Per quanto mi riguarda sarei felice se ne facessero altri di questi romanzi, anche tratti da altri film horror, pur aggiungendo poco a quanto proposto dai film.
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