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12 maggio 2013

Le Streghe Di Salem [romanzo]


TITOLO ORIGINALE: The Lords Of Salem
AUTORE:
Rob Zombie, Brian K. Evenson
ANNO DI USCITA:
2013
PAGINE: 374
EDITORE: Newton Compton
PAESE:
USA
VOTO:
75




Dopo aver recensito l’omonimo film, ci occupiamo anche del romanzo partorito dall’eclettico e iperattivo Rob Zombie, scritto a quattro mani con B. K. Evenson. In sostanza, il libro è una versione adeguatamente estesa del soggetto del film, che infatti segue pedissequamente la trama qui narrata. Premesso che la vicenda è pressoché identica a quella già discussa, gli aspetti più interessanti da valutare, al di là dello stile di scrittura, sono le differenze e gli eventuali approfondimenti che il romanzo ci offre.

La prima caratteristica che salta all’occhio, sin dall’indice, è l’elevato numero di capitoli. Per un libro costituito da meno di quattrocento pagine, abbiamo infatti la bellezza di cinquantaquattro capitoli, che coprono la settimana da incubo vissuta da Heidi Hawthorne. L’apertura è dedicata in realtà a un episodio avvenuto a Salem, Massachusetts, nel 1692, in piena caccia alle streghe. Un gruppo di donne dedite alla stregoneria squartano il ventre di una ragazza incinta e ne estraggono il feto. Si accorgono subito che il neonato non è ciò che attendevano, ma un semplice umano, e lo uccidono sacrificandolo a Satana, che invocano nel corso di un rituale blasfemo. Nel mentre, un gruppo di uomini costituito dal reverendo John Hawthorne, il giudice Samuel Mather e i fratelli Magnus, una coppia di forzuti bifolchi, si mettono sulle loro tracce e le colgono in flagrante, procedendo a catturarle e a processarle per direttissima, condannandole a morte.

Il prologo costringe lo spettatore a calarsi in una realtà affascinante e maligna come quella della stregoneria, nella sua epoca d’oro, se così possiamo definirla. Il taglio è da subito realistico e descrittivo, senza lesinare i dettagli macabri, prediligendo un certo gusto gotico che, al passaggio di testimone con la storia contemporanea di Heidi, cederà il passo al barocchismo che permea anche il film. L’aspetto che colpisce dello sviluppo della vicenda è l’approfondimento del personaggio di Heidi, dapprima presentato nella sua quotidianità e via via calata in un incubo che vive quasi da spettatrice, incapace di gestire e gestirsi, preda di forze oscure che prendono pieno possesso della sua realtà e della sua vita. La sottile ma importante differenza che è possibile riscontrare rispetto al film è che vi è una maggiore attenzione alla descrizione di ciò che avviene non solo a Heidi, ma anche ad altre donne di Salem, tutte condizionate dal disco dei Lords of Salem: una canzone dissonante e ripetitiva che, inviata proprio a Heidi presso la sede della radio dove lavora, finirà per provocare due delitti per mano delle discendenti dei Magnus e del giudice Mather. Inutile dire che l’altra prescelta sia proprio Heidi, discendente del reverendo Hawthorne.

Le streghe disegnano una vendetta che travalica i secoli e che è fuori dal tempo. Non sappiamo perché decidano di agire proprio oggi, non sappiamo per mezzo di chi o cosa operino. Entrano in maniera subdola nella vita di Heidi, facendole perdere il contatto con la realtà e rendendola protagonista di episodi blasfemi e agghiaccianti. In particolare, nella mente rimane vivido il ricordo dell’ingresso nella chiesa durante il rientro a casa, dopo il lavoro. Fa freddo e Heidi vede la porta aperta, decidendo così di ripararsi un po’ prima di proseguire. L’interno della chiesa è completamente buio, ma sente dei sussurri… lascio a voi la scoperta del seguito. Peccato che la scena sia stata eliminata dal film, avrebbe potuto avere una ottima resa estetica e tensiva.

Intorno a Heidi ruotano personaggi che si ritagliano un ruolo più o meno importante. La realtà è che orbitano attorno a lei e ricevono luce da lei, poiché l’approfondimento è prossimo allo zero. Abbiamo il pedante studioso Francis Matthias, che sarà l’unico a scoprire cosa sta accadendo realmente; il demodé Herman Jackson, che già una volta ha aiutato Heidi ad uscire dal tunnel della tossicodipendenza e che vedendo i comportamenti e l’aspetto della ragazza teme stia cadendo nuovamente nel vortice; e Whitey, altro collega di radio impacciato e invaghito di lei. Lei è affascinante, femminile anche nel suo essere in controtendenza e lontana da ogni forma stereotipata dell’essere donna contemporaneo. E’ fragile, senza forze di fronte a quello che le accade. E’ un percorso verso un destino scritto, verso cui la accompagneranno Lacy, proprietaria di casa, e le sue misteriose e strane sorelle. Un destino ineluttabile che vedrà la propria realizzazione nel corso del concerto dei Lords, in una location decadente e con uno sviluppo visionario, spettacolare e drammatico.

Lo stile è asciutto nelle forme quanto barocco nei contenuti. Vivido, colorato, visionario, con pochi orpelli, nessuna raffinatezza e poca propensione alla costruzione dei personaggi. Su tutto e tutti si staglia la figura di Heidi, simbolo di debolezza, ma anche di orgoglio, di voglia di reagire e ripartire, contro tutto. Il maligno pervade le pagine del libro in maniera palpabile e implacabile, raggiungendo dei momenti di notevolissima efficacia. Rispetto al film viviamo in maniera più chiara e graduale la discesa nel vortice da incubo che inghiotte Heidi e ciò che la circonda, comprendiamo meglio le motivazioni e viviamo degli extra che, per motivi di durata e per scelte di sceneggiatura, mancano nel film. Il finale, in particolare, risulta di spessore decisamente diverso, liberato dalla volgarità delle immagini blasfeme e anticlericali del film, e maggiormente teso alla spettacolarità della situazione. Le Streghe Di Salem, pur nella sua semplicità – quasi piattezza – narrativa, raggiunge l’obiettivo di catturare sin dal prologo e di attanagliare, in questo quasi eguagliando la grandezza della pellicola, vera e propria ipnosi dalla quale si esce solo dopo i titoli di coda. Teso e con grandi momenti di horror, ha ragione di esistere e si rivela una gradita sorpresa, scacciando ogni dubbio sulla mossa commerciale volta a sfruttare l’arrivo nei cinema del fratello su celloloide. E Rob, nella sua terza incarnazione – musicista, regista, ora scrittore – convince ancora una volta.




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2 commenti:

Death ha detto...

Lo sto finendo di leggere in questi giorni! Il film mi è piaciuto molto e, visto il prezzo ridotto, ho deciso di comprarmi subito il libro. Concordo con la recensione, lo stile è semplice e lineare ma proprio per questo coinvolge e scorre via senza impegno. Peccato che nel film sia stata omessa tutto il prologo letterario, perché sarebbe stato uno spettacolo veramente micidiale!

Anonimo ha detto...

Lo sto leggendo anche io in questi giorni. Per quanto mi riguarda sarei felice se ne facessero altri di questi romanzi, anche tratti da altri film horror, pur aggiungendo poco a quanto proposto dai film.

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